Ritorniamo alle origini, con la carta naturale ecologica

Non è così vero che quello dell’industria cartaria è un business ad alto impatto ambientale. O per lo meno, non è più così vero. 

Da qualche anno, l’industria cartaria in Italia è all’avanguardia per l’utilizzo di materia prima rinnovabile e fibra riciclata, l’efficientamento energetico dei propri cicli produttivi e per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Un tipico esempio di economia circolare, per la realizzazione di un prodotto il cui impatto ambientale si è sempre pensato essere molto alto.

Oggi invece possiamo dire a pieni polmoni che l’Industria cartaria è pioniere e campione di sostenibilità, sempre più aziende produttrici infatti si rinnovano per essere eco-friendly.

La scarsità delle risorse, l’aumento della domanda e soprattutto il grande impatto sul clima dei processi di estrazione e utilizzo delle materie prime ha reso impellente un cambio di paradigma, che parte dall’uso di risorse rinnovabili, in primis, appunto, le materie grezze da cui deriva il prodotto finito.

 

Le cartiere di oggi sempre più tendono a proporre nella loro offerta carte naturali, a discapito delle tanto conosciute, e forse ormai un po’ passate di moda, carte patinate.

Ma prima di tutto, facciamo chiarezza: quali differenze ci sono tra le due tipologie di carta?

 

La carta patinata è un tipo di carta rivestita di una sottilissima patina, bianca o leggermente colorata, che ne conferisce l’aspetto di una superficie lucente e levigata; la sua natura l’ha sempre resa adatta per la stampa di libri, riviste, cataloghi. Un effetto lucido, brillante, quasi “finto”, a richiamare la texture della plastica. Una carta dall’effetto rifinito, meno spontaneo, dal gusto un po’ retrò.

 

La carta naturale non è nulla di tutto questo. La carta naturale è più grezza, alla vista e al tatto; la carta naturale è più spessa, meno elegante, richiama il ritorno all’essenziale – per dirla come direbbero oltremanica, “less is more”.

Sono tante le aziende che hanno spostato il loro focus su carte naturali ecologiche, prodotte cioè sfruttando residui organici.

 

In un’epoca di crescente scarsità delle riserve naturali del pianeta, usare residui organici allevia la pressione sulle risorse forestali, e spinte dalla convinzione green ed ecosostenibile che le contraddistingue, ecco che tante realtà del settore cartario hanno abbracciato la causa ambientale.

Tra le varie, spicca per la qualità e la particolarità del prodotto trattato l’azienda Favini, che con la sua linea Crush ha messo sul mercato una carta derivante da scarti di prodotti naturali. I residui di agrumi, noce di cocco, cacao, uva, ciliegie, lavanda, mais, olive, caffè, kiwi, nocciole e mandorle sono le materie prime naturali che, salvate dalla discarica, vengono utilizzate per la produzione di queste esclusive carte dall’aspetto tattile inusuale.

Un progetto romantico, e al contempo sostenibile, che non perde di vista la qualità del prodotto finale – potrebbe esserci una storia con un lieto fine migliore di questo?

 

C’è un però. Le carte naturali si comportano in maniera molto differente rispetto alla carta patinata, sia per quanto riguarda le lavorazioni, sia per il risultato di stampa.

La carta naturale è infatti più complessa da stampare, richiede un maggiore lavoro su file, lineature, livelli di inchiostro, per garantire una buona resa.

Ecco perché risulta determinante il ruolo di un buon consulente e di un buon operatore, oltre che naturalmente di buoni, anzi ottimi, macchinari: prima di procedere con una lavorazione su carta ecologica infatti, è bene che si prendano in considerazione resa, sensibilità, tatto, emozione che si intendono trasmettere con lo stampato, ci si appoggi ad un valido tipografo per discutere insieme mezzi e strumenti più idonei per il raggiungimento dell’obiettivo preposto.

 

Noi di Bellavite NonSoloCarta, in quanto tipografia dall’anima verde, appoggiamo da anni le cartiere che si sono convertite al naturale e abbiamo sempre più affinato tecniche e competenze per poter gestire nel migliore dei modi la stampa offset su questa tipologia di supporto cartaceo.

 

Un esempio recente? I sacchetti realizzati per Tendercapital, utilizzando la carta Crush di Favini derivante dagli scarti del mais.

 

 

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