Woodstock - the reason of your life

The reason of your life: la storia di un sogno musicale dai tempi del Festival di Woodstock

Il 18 agosto 1969 terminava il concerto rock più importante della storia, il festival per antonomasia, il festival che è riuscito a coinvolgere migliaia di giovani e allo stesso tempo il festival trasgressivo che raccoglieva le redini del ’68, il Festival di Woodstock.

 

Sono passati ormai 50 anni da quei tre giorni, diventati poi quattro, di musica rock, soprattutto, ma anche di gioia, trasgressione, pioggia, fango, stravaganza e umanità. Tre giorni importanti per una generazione che si sentiva libera di emanciparsi e libera da catene ideologiche che si dimenava tra difficoltà, colpi di fortuna, studenti in rivolta, la guerra in Vietnam e Nixon che chiede il servizio militare per i diciannovenni, la missione Apollo 9 e John Lennon che sposa Yoko Ono.

 

Peace and Music” (Pace e Musica) era il motto degli organizzatori e di tutti coloro che vi parteciparono. Bethel, stato di New York, 5:00 del pomeriggio, 500.000 partecipanti: “High Flyin’ bird” di Richie Heavens da inizio al concerto. Tanti furono i cantanti che camminarono su quel palco: i Who, il cui chitarrista lanciò il suo strumento verso il pubblico; i Jefferson Airpalin, che diedero al festival una connotazione politica e critica; Jimi Hendrix, che chiuse il concerto suonando per due ore e offrendo ai presenti una sua interpretazione dell’inno americano come protesta verso l’esercito americano in Vietnam. Jimi Hendrix e la sua chitarra, con cui riuscì a riprodurre il suono delle bombe, sono ancora oggi l’immagine di Woodstock e di ciò che ne rimane.

Qualche anno prima, dall’altra parte del mondo: l’intervista ai The Fresh Air

“Non avevamo ancora del tutto abbandonato i pantaloni corti in quella estate del 1966, così nuova, piena di colori da guardare con occhi diversi e ricca di profumi da sentire, non solo con le narici. Nell’aria volteggiavano melodie musicali tanto diverse da quelle ascoltate fino a qualche anno prima.”

 

Siamo negli anni precedenti a Woodstock, a Monza, dove un gruppo di ragazzi accomunati dalla passione per la musica e dall’amicizia, decide di formare un complesso musicale. Tra la metà e la fine degli anni ’60, la musica che questi ragazzi ascoltano e respirano è di un livello irripetibile: Beatles, Pink Floyd, Bob Dylan, Rolling Stones e più in generale Rhythm & Blues.

“Era il 1969 e avevamo 17 anni. Le richieste per i Fresh Air cominciarono ad aumentare, lasciandoci immaginare un futuro roseo.“ In questa atmosfera compongono una serie di brani che danno vita a un concept album, una piccola opera rock dal titolo un po’ ambizioso ma significativo: The reason of your life.

 

“Gli effetti caleidoscopici che l’acido lisergico o le droghe più o meno leggere producevano sugli artisti d’avanguardia del genere pop-rock negli anni ’60 ricadevano indirettamente anche su di noi, ragazzi puliti e lontani anni luce da quel mondo distorto E infatti, senza bisogno di alcun aiuto artificiale, sapevamo inventare storie meravigliose, magiche fiabe, divertenti racconti, musiche e canzoni gradevoli.”

 

I talentuosi ragazzi con il passare del tempo iniziarono a realizzare cover di alcuni dei grandi nomi che presenziarono a Woodstock, per esempio i Jefferson Airplane o alcune canzoni di Jimi Hendrix.

“I Fresh Air sferrarono l’ultimo colpo di coda nell’estate delle estati, quella del 1971 a Marina di Carrara. La vita scorre in fretta e alla fine di quell’ultima estate spesa insieme eravamo ormai tutti ragazzi in odor di età adulta che non avevano più molto tempo da dedicare alla musica. Almeno non come prima.”

Sogni nel cassetto: un sogno musicale realizzato dopo 50 anni

Era il 7 giugno 1969, poco più di 2 mesi prima del festival di Woodstock, quando la band mise in sequenza i pezzi secondo un filo logico.

 

Tuttavia non sempre i sogni muoiono all’alba. Il tempo passa e il sogno di pubblicare quel concept album sembra destinato a restare sepolto nel cassetto dei rimpianti, finché, cinquant’anni dopo, accade qualcosa: alcuni dei loro figli spingono con entusiasmo i padri a far rivivere il loro sogno. Da quel primo nastro magnetico, che ha funzionato da miccia a lento rilascio, è nato questo progetto del volume più il CD e così, oggi, il sogno è diventato realtà.

 

“Fra le righe si possono intuire i sogni di noi ragazzi adolescenti, con le nostre paure e le nostre speranze di vivere in un mondo migliore, nel bel mezzo di quella che è stata definita la rivoluzione dei giovani. Non era solo il tempo della guerra in Vietnam e degli Hippies pacifisti; anche senza averne la consapevolezza, ci si trovava soprattutto agli albori di una nuova rivoluzione industriale che ci avrebbe portato in un soffio alla globalizzazione, all’emancipazione dei diritti umani, all’Europa unita. Noi eravamo presenti.”

The reason of your life: la musica come linguaggio universale

Una cosa è certa, Woodstock è stato e continuerà ad essere il festival della storia, il luogo che ha riunito tanti giovani a inneggiare la parola libertà come la più bella mai pronunciata. Woodstock rimarrà un evento irripetibile ma ancora vivo nel cuore di chi c’era ma anche di chi non c’è stato, di chi si riconosce in quegli inni, in quelle canzoni, in quell’atmosfera, in quelle parole, in quei gridi di amore e di pace.

 

The reason of your life”, sulla scia di Woodstock, conferma il potere della musica che unisce ed è linguaggio universale.

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